Obiettivi della programmazione del sistema universitario per il triennio 2001-2003
Parere della Conferenza dei Rettori
approvato all'unanimità nell'Assemblea del 21 settembre 2000
La Conferenza dei Rettori - presa visione dello schema di decreto ministeriale sugli obiettivi della programmazione del sistema universitario per il triennio 2001-2003 trasmesso alla CRUI dal Ministro Zecchino il 27.7.2000 insieme alla relazione illustrativa - esprime, ai sensi della normativa vigente, il seguente parere.
Nel condividere pienamente il parere espresso dal CUN il 5.9.2000, la CRUI ritiene che il piano di sviluppo del sistema universitario nel triennio 2001-2003 dovrebbe essere articolato in due punti cruciali:
- 1. finanziare la riforma didattica (DM 509/99);
- 2. rafforzare la ricerca universitaria.
Occorre innanzitutto affermare che le università italiane non sono assolutamente in grado di garantire lo sviluppo del sistema e, in particolare, il successo della riforma didattica senza un forte aumento dei finanziamenti.
L'attuale finanziamento annuo del piano (150 miliardi) è pari all'1,3% del finanziamento ordinario ed è ovvio che si tratta di una cifra incredibilmente bassa. Già quattro anni fa, in sede di relazione CRUI sul piano triennale 1997-1999, si valutava in 12.500 miliardi annui il finanziamento ordinario annuale necessario alle università e nel 2000 si è arrivati solo a 11.200, senza contare che dal 1996 ad oggi gran parte dell'incremento del finanziamento ordinario è stato assorbito dai contributi previdenziali obbligatori e dagli aumenti stipendiali del personale. Dunque si comprende bene che un piano di sviluppo che tenesse davvero conto dei notevoli costi aggiuntivi che verranno dalla realizzazione della riforma didattica dovrebbe prevedere un finanziamento annuo di non meno di 1.000 miliardi.
Di fronte all'esiguità del finanziamento che sembra disponibile, pur apprezzando e condividendo la richiesta del Ministro di raddoppiare almeno la cifra messa a disposizione dal bilancio dello Stato, la CRUI avrebbe la tentazione di chiudere qui il suo parere senza intervenire in dettaglio sugli obiettivi proposti del piano, perché qualunque obiettivo significativo sembra davvero irraggiungibile senza risorse molto maggiori e, per giunta, si rischia di impegnare gli atenei in un lavoro pesante e complesso non commisurato all'entità dei finanziamenti ottenibili.
Ma, pur non rinunciando a segnalare ancora una volta alle autorità politiche che le università italiane sono gravemente sottofinanziate e non possono quindi contribuire alla competitività dell'Italia nel contesto europeo, la CRUI vuole tener fede responsabilmente al suo ruolo di rappresentanza e di guida del sistema universitario. Esprime quindi il proprio parere su quelli che ritiene essere gli obiettivi più importanti per programmarne lo sviluppo.
1. Finanziare la riforma didattica.
Le università, nel triennio 2001-2003, sono chiamate ad attuare una riforma importante ed estremamente complessa, quella che introduce la laurea triennale e la successiva laurea specialistica e che permette di diversificare grandemente l'offerta formativa universitaria, sia come varietà che come durata dei corsi di studio. Gli obiettivi ambiziosi di questa riforma, peraltro correttamente indicati nella relazione ministeriale, potranno essere raggiunti solo se le università saranno adeguatamente sostenute nello sforzo enorme, di tipo organizzativo ma anche di tipo culturale, che dovranno fare.
Sono obiettivi talmente importanti per il sistema universitario e per l'intero Paese che il finanziamento della riforma didattica dovrebbe costituire il principale se non l'unico obiettivo per la programmazione 2001-2003. Si suggerisce quindi che l'obiettivo indicato nella proposta ministeriale con la lettera (a) sia riformulato, esplicitando chiaramente l'impegno a sostenere e incentivare le università nel passaggio dalla vecchia alla nuova architettura degli studi. In termini finanziari si valuta che servirebbero non meno di 700-800 miliardi annui e, comunque, l'importanza dell'obiettivo è tale che ad esso andrebbe riservata una quota percentuale molto alta, non meno del 75%, dei fondi disponibili.
In questo stesso obiettivo di attuazione della riforma dell'autonomia didattica rientra perfettamente il sostegno all'orientamento e al tutorato, come pure il sostegno al nuovo e impegnativo compito assegnato alle università di fornire le competenze di base eventualmente mancanti agli studenti che desiderano iscriversi a specifici corsi di laurea. Non sembrano invece rientrare in questo obiettivo altri interventi, certamente importanti ma non altrettanto strategici e prioritari, come il sostegno alle nuove tecnologie didattiche o all'insegnamento a distanza.
2. Rafforzare la ricerca universitaria.
Anche se può sembrare ripetitivo dirlo, didattica e ricerca devono sempre essere compresenti nei provvedimenti che riguardano l'università soprattutto perché la ricerca universitaria costituisce l'unica vera garanzia della qualità dell'offerta formativa degli atenei. Appare dunque davvero sorprendente che la ricerca non compaia, se non marginalmente, tra gli obiettivi proposti.
Il piano precedente si era caratterizzato per importanti e strategici interventi nel campo della ricerca (centri di eccellenza, progetto giovani ricercatori) e, nello stesso triennio, si è registrato un notevole incremento dei fondi ministeriali annuali per i progetti di ricerca di interesse nazionale e si è messo a punto un buon sistema competitivo di selezione dei progetti. Questi interventi positivi devono essere consolidati nel triennio 2001-2003 e sostenuti con maggiori risorse se si vuole cominciare a recuperare il ben noto divario con gli altri Paesi europei nel campo della ricerca di base.
L'obiettivo del rafforzamento della ricerca universitaria dovrebbe quindi articolarsi su tre linee di azione:
- 1. aumentare le risorse destinate ai progetti di ricerca di interesse nazionale, studiando eventualmente la possibilità di aumentare la quota di cofinanziamento a carico del MURST rispetto alla quota di cofinanziamento delle università;
- 2. sostenere e qualificare il sistema delle infrastrutture per la ricerca attraverso la creazione di centri di ricerca di eccellenza, tenendo conto che, se l'attuale progetto dovesse rimanere episodico, avrebbe fallito il suo obiettivo (cinque o sei centri di eccellenza per tutte le discipline in tutta Italia non costituiscono affatto un investimento reale e duraturo nella ricerca universitaria);
- 3. confermare l'attribuzione di finanziamenti ministeriali aggiuntivi agli atenei in base alla loro performance nella competizione per la ricerca di interesse nazionale da vincolare al sostegno di nuove iniziative di ricerca e all'avviamento di giovani alla ricerca, eliminando le pastoie che attualmente impediscono il miglior uso di queste risorse in base alle scelte autonome delle università.
I due obiettivi finora analizzati sono talmente importanti e generali da richiedere l'utilizzo di tutte le risorse disponibili, a maggior ragione se queste sono molto esigue e quindi da non disperdersi in mille rivoli. Tuttavia la CRUI comprende e condivide l'impegno ministeriale per obiettivi già presenti nei piani precedenti e che non possono dirsi pienamente raggiunti:
- 1. la riduzione degli squilibri tra Centro-Nord e Sud, anche se occorre tener conto che le notevoli risorse destinate al riequilibrio dei finanziamenti ordinari hanno contribuito a ridurre in parte questi squilibri;
- 2. il decongestionamento degli atenei sovraffollati;
- 3. il sostegno ad alcune nuove iniziative didattiche nazionali (facoltà di scienze motorie, corsi di laurea in scienza della formazione primaria, scuole di specializzazione per la formazione degli insegnanti e per le professioni forensi);
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- 4. il sostegno ai sistemi bibliotecari di ateneo;
- 5. il cofinanziamento di programmi dell'Unione Europea destinati a migliorare le attività formative universitarie.
Un discorso a parte lo merita il problema della formazione di eccellenza, obiettivo strategico del nostro Paese individuato e sostenuto dalla CRUI già nel 1996. La CRUI, confermando il proprio favore all'obiettivo di sostenere il sistema della formazione universitaria di eccellenza, ritiene però che esso debba consistere più nel sostegno all'attuale sistema di scuole superiori universitarie (sia per le istituzioni consolidate che per quelle attivate anche sperimentalmente o attivabili secondo precise regole) e alla creazione di percorsi di eccellenza all'interno degli atenei, anche in collaborazione con enti esterni, che nella istituzione di nuove "scuole per laureati" distaccate dal corpo vivo delle università e contrastanti con la nuova architettura degli studi che offre molteplici vie universitarie per l'alta formazione (lauree specialistiche e dottorati, master di primo e secondo livello). In questo senso la CRUI, in pieno accordo con il CUN, suggerisce di rivedere profondamente l'obiettivo indicato nel piano con la lettera (b).
Infine la CRUI ritiene che vadano confermati i seguenti due obiettivi:
- 1. l'internazionalizzazione delle attività del sistema universitario italiano, nell'ottica della Dichiarazione di Bologna, attraverso il sostegno agli atenei che si impegnano concretamente in questa direzione realizzando, ad esempio, lauree o dottorati congiunti, piuttosto che a consorzi con soli fini di promozione;
- 2. il consolidamento della rete telematica universitaria nazionale e lo sviluppo delle reti telematiche di ateneo.
A conclusione del parere la CRUI apprezza la tempestività con cui gli obiettivi del piano 2001-2003 sono stati predisposti dal Ministro e auspica che la sua attuazione possa essere altrettanto tempestiva oltre che accompagnata sia da un sostanziale incremento dei fondi disponibili, senza il quale, come già detto, gli obiettivi non potranno essere raggiunti, sia da un adeguato sistema di valutazione dei risultati.