Parere sul Riequilibrio 2000
approvato all'unanimità dall'Assemblea Generale


Roma, 13 luglio 2000

 

La Conferenza dei Rettori, presa visione della ministeriale n. 1130 del 9/5/2000 sul riequilibrio 2000, formula al Ministro Zecchino il seguente parere.

La CRUI esprime innanzitutto soddisfazione per l'aumento di 710 miliardi del fondo di finanziamento ordinario (FFO) che passa dai 10.459 del 1999 agli 11.169 miliardi del 2000. Se a quest'ultima somma si aggiungono gli altri 109 miliardi destinati ai consorzi interuniversitari, agli accordi di programma e allo IUSM, si può affermare che si è ottenuto un primo incremento delle risorse destinate dal bilancio dello Stato al sistema universitario anche se l'Italia rimane ancora molto lontana dagli standard europei.

Conferma inoltre pienamente, nei suoi aspetti generali, il parere sulla ripartizione annuale della quota di riequilibrio che fu espresso all'unanimità dall'assemblea del 19 febbraio 1999. Segnala ancora una volta la particolare significatività della posizione della CRUI su un tema di per sé difficile come il riequilibrio finanziario in una situazione di carenza generale di risorse, in quanto si tratta di una posizione cui contribuiscono sia i rettori degli atenei favoriti che i rettori di quelli sfavoriti dalla ripartizione della quota di riequilibrio.

Entrando nel merito, la CRUI ritiene condivisibile mantenere - con l'aumento della percentuale dal 7,5% all'8% - il tradizionale meccanismo di riequilibrio sui 10.459 miliardi e destinare i fondi aggiuntivi a:

Il significativo intervento di riequilibrio da operare nel 2000 - composto sia dalla parte standard dell'8% di 10.459 miliardi in applicazione della legge 537/93, sia dalla parte più selettiva di accelerazione del riequilibrio, di incentivazione di migliori rapporti studenti/docenti, di sostegno alle nuove università e alle università in regioni economicamente svantaggiate - costituirà certamente un decisivo avanzamento verso il traguardo di una ripartizione del FFO in modo ragionevolmente equilibrato rispetto alle caratteristiche dei vari atenei.

La CRUI ritiene che questo traguardo sia ormai vicino e che l'obiettivo di raggiungere il 5% come valore massimo degli scostamenti negativi rispetto al valore standard del modello di ripartizione possa essere presto raggiunto tramite ulteriori fondi aggiuntivi del FFO nel 2001. È quindi maturo, raggiunto l'obiettivo, un intervento legislativo che modifichi le norme sulla quota di riequilibrio, destinando i fondi aggiuntivi di ciascun anno finanziario ad interventi di incentivazione della qualità delle attività didattiche e di ricerca delle università.

Riguardo all'applicazione della formula di riequilibrio sul fondo di 10.459 miliardi, la CRUI sottolinea innanzitutto, come negli anni passati, che una formula basata su dati statistici desunti dalla situazione pregressa tende a mantenere gli squilibri storici più che a colmarli. Andrebbe quindi invece individuata una formula basata sui costi reali e su un'analisi del fabbisogno minimo di docenza, che tenga anche conto, per esempio, delle soglie espresse dall'effetto aula (in linea generale 40 studenti non richiedono il doppio di docenti rispetto a 20 studenti). La CRUI si impegna a proseguire gli studi preliminari già iniziati su questa linea strategica.

Nell'impossibilità, per ragioni di tempo, di abbandonare la formula 1998-1999 di riequilibrio, la CRUI ritiene che essa debba essere applicata nel 2000 esattamente come nel 1999, senza modifiche dei parametri, per garantire la continuità dei meccanismi di riequilibrio e per evitare forzature parziali che distorcerebbero l'impianto di uno studio statistico certamente criticabile ma altrettanto certamente coerente. Nel caso in cui si ritenesse invece indispensabile cambiare qualche parametro, la modifica dovrebbe essere effettuata nel rispetto dello stesso modello statistico, quindi per facoltà e non per corsi di studio e soprattutto ricalcolando tutti i parametri statistici per i nuovi gruppi omogenei di facoltà.

La CRUI propone inoltre al Ministro la seguente ripartizione dei 710 miliardi di fondi aggiuntivi:
(a) per l'accelerazione del riequilibrio, riservando l'intervento alle università che hanno uno scostamento negativo superiore al 10% e ponendo questa percentuale come soglia massima di obiettivo per ciascun ateneo sottosoglia;
(b) 300 miliardi per il recupero dei maggiori costi del personale docente e non docente;
(c) 85 miliardi per ridurre gli squilibri dei rapporti studenti/docenti per gruppi omogenei di facoltà, ripartiti con le modalità tecniche che saranno riportate più avanti;
(d) 40 miliardi da destinare alle università delle regioni in obiettivo 1 (compreso il Molise ed eventualmente altre aree significativamente svantaggiate), ripartiti con le modalità tecniche che saranno riportate più avanti;
(e) 40 miliardi da destinare alle nuove università istituite in base ai piani di sviluppo;
(f) 80 miliardi per l'incentivazione stipendiale dei docenti ex L. 370/99;
(g) 50 miliardi per la copertura di oneri previdenziali pregressi.

Rispetto alla proposta del Ministro, questa della CRUI presenta alcune differenze:

Per quanto riguarda la mobilità dei docenti tra i vari atenei, la CRUI condivide totalmente la proposta del Ministro di incentivarla, visto che, insieme ad alcune conseguenze positive, una delle conseguenze negative dell'attuale normativa concorsuale e della budgetizzazione degli organici è stata una forte localizzazione della docenza universitaria. È un obiettivo importante e talmente condivisibile che merita una specifica attenzione e risorse significative. La CRUI si propone di studiare parametri che individuino la vera mobilità tra atenei (sia in seguito a concorso che in seguito a trasferimento) e non i rientri in sede, in modo da introdurre questo intervento incentivante della qualità sin dal prossimo anno.

Per quanto riguarda le università a basso rapporto immatricolati/residenti, la CRUI comprende la ratio dell'intervento (al di là della forma poco chiara con cui è espresso), ma propone di soprassedere perché il parametro immatricolati/residenti presenta notevoli problemi di significatività (può essere basso anche in aree a forte attrazione lavorativa per i maturati) e soprattutto perché occorrerebbe una volta per tutte affermare il principio che nessun ateneo è collegato, dal punto di vista studentesco, esclusivamente al suo bacino territoriale e che anzi la mobilità studentesca andrebbe favorita.

Passando ad un'analisi più dettagliata dei punti (a)-(g) precedenti, la CRUI fa osservare quanto segue.

Per quanto riguarda il punto (b) - incremento della quota destinata al recupero dei maggiori costi di personale - la CRUI ritiene che, in un anno di significativo aumento  del FFO, si debba tener conto, oltre che dei maggiori costi dell'aumento stipendiale per il 2000 al personale docente e del nuovo CCNL del personale tecnico-amministrativo compresi gli arretrati 1998-1999, anche, almeno parzialmente, dei maggiori costi 2000 e anni precedenti derivanti dagli incrementi automatici per legge degli stipendi dei docenti, il cui recupero per tutte le università la CRUI sollecita da anni senza risultato.

Per quanto riguarda il punto (c) - interventi per le università nelle regioni in obiettivo 1 - la CRUI accetta sostanzialmente la proposta del Ministro ma non può non segnalare che il giusto sostegno alle regioni economicamente svantaggiate dovrebbe avvenire su altri capitoli del bilancio dello Stato (o dell'Unione Europea) e non sul FFO universitario.

Per quanto riguarda il punto (e) - interventi per le nuove università - la CRUI accetta la proposta del Ministro pur confermando la posizione sempre espressa di forte contrarietà all'istituzione di nuovi atenei che rimangono a carico delle già scarse risorse del sistema.

Infine, dal punto di vista esclusivamente tecnico, la CRUI formula al Ministro i seguenti suggerimenti.

1)     La ripartizione dei 115 miliardi per l'accelerazione del riequilibrio dovrebbe essere effettuata in base alla formula di riequilibrio ricalcolata dopo il calcolo della formula standard sull'8% e dopo l'assegnazione delle risorse relative al recupero dei costi del personale, fissando comunque una quota massima (ad esempio intorno al 15%) del fondo di accelerazione del riequilibrio attribuibile ad un singolo ateneo.

2)     Ovunque si debbano calcolare gli studenti "in corso", si usi la seguente definizione di studente in corso dell'Università X per l'anno accademico 1999/2000: studente iscritto all'Università X da un numero di anni non superiore alla durata legale del corso di studio cui egli è iscritto per l'anno accademico 1999/2000. (Si coglie l'occasione per osservare che sarebbe molto meglio poter utilizzare l'informazione del numero di anni da cui lo studente è iscritto ad una qualunque università italiana in modo da poter prendere in considerazione la vita studentesca complessiva degli studenti che si trasferiscono da un ateneo ad un altro, ma questo dato appare ancora non facilmente deducibile in modo omogeneo dai sistemi informativi delle università italiane.)

3)     Per calcolare la percentuale degli "abbandoni tra primo e secondo anno", si usi il seguente parametro, di più facile calcolo e di più elevata significatività statistica: la percentuale di coloro che non hanno sostenuto alcun esame entro il 30 aprile del secondo anno accademico di iscrizione sul totale degli studenti iscritti da due anni all'ateneo. Se si volesse migliorare la significatività statistica del parametro, si potrebbe considerare la percentuale degli studenti senza esami tra coloro iscritti da non più di tre anni.

4)     Per calcolare i laureati "in corso", un parametro statisticamente significativo da utilizzare sarebbe il seguente: percentuale su tutti i laureati di coloro che hanno conseguito la laurea entro un numero di anni di iscrizione non superiore alla durata legale del corso aumentata di uno, calcolando gli anni a partire da quello di prima iscrizione nell'università dove si consegue la laurea.

5)     Per ripartire la quota di 85 miliardi destinata a ridurre gli squilibri dei rapporti studenti/docenti, si suggerisce la seguente procedura: (a) si ripartiscono gli 85 miliardi in cinque quote, una per ogni gruppo di facoltà omogenee, in base al numero dei docenti (professori e ricercatori) in servizio presso tutte le facoltà italiane di ciascun gruppo; (b) per ciascun gruppo, si calcola il valore nazionale del rapporto studenti/docenti; (c) per ciascun ateneo e per ciascun gruppo di facoltà all'interno dell'ateneo si calcola il rapporto studenti/docenti; (d) si ripartisce la quota spettante a ciascun gruppo di facoltà esclusivamente tra le università che, per quel gruppo di facoltà, hanno un rapporto studenti/docenti superiore al valore nazionale (eliminando la soglia del 3,5%).

6)     Per ripartire la quota di 40 miliardi destinata alle università situate in regioni obiettivo 1 (compreso il Molise ed eventualmente altre aree significativamente svantaggiate), si suggerisce di individuare una ripartizione che tenga conto sia del numero di studenti, o meglio di studenti equivalenti, di ciascun ateneo, sia di un parametro che misuri la situazione economica relativa della regione di appartenenza rispetto alle altre, premiando le regioni economicamente più svantaggiate.

7)     Per calcolare l'impegno per la ricerca di un ateneo e la sua qualità, sarebbe importante prendere in considerazione soprattutto la quota di fondi che l'ateneo destina autonomamente alla ricerca (ex 60%, cofinanziamento PRIN ex 40%, finanziamento di borse di dottorato e assegni di ricerca in aggiunta a quelli su fondi ministeriali). Un altro parametro importante potrebbe essere il totale del finanziamento dei PRIN o meglio il rapporto tra cofinanziamento ministeriale PRIN e docenti in servizio. Non vanno dimenticate, come segno di qualità, le collaborazioni internazionali di ricerca. Se si prende in considerazione anche la quota di fondi ottenuti da enti esterni, si entra in un campo variegato che richiede dati oggettivi sicuramente omogenei ed affidabili. Sarebbe quindi necessario definire molto chiaramente i parametri da utilizzare: ad esempio, contratti di ricerca con CNR o altri enti pubblici, contratti con l'Unione Europea nell'ambito del V programma quadro, contratti di ricerca con enti privati con esclusione delle prestazioni di servizi a tariffa, etc.

8)     Tutti i dati statistici (numero dei laureati "in corso", fondi di ricerca, etc.) di cui ai punti precedenti andrebbero mediati su un biennio o su un triennio, per aumentare la loro significatività statistica.