Roma, 9 novembre 1998

 

L'incontro è finora unico nella storia cinquantennale della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, per festeggiare l'inaugurazione dell'anno accademico 1998/99, ma soprattutto per ricevere il consenso e l'appoggio alle linee strategiche delle Università, dal Presidente della Repubblica dello Stato Italiano in sede nazionale ed internazionale.

Il panorama del sistema universitario italiano volge all'insegna della "innovazione", che tende verso un modello di università che riesca a misurarsi in modo vincente con le nuove sfide dell'organizzazione sociale del futuro, e parallelamente della "transizione" fondata sulla concezione humboldtiana, volta a non disperdere lo storico patrimonio del modello ottocentesco in cui formazione e ricerca sono unite e contemperate.

Gli obiettivi, che sono vere e proprie sfide, che si impongono oggi le Università Italiane sono: la formazione universitaria iniziale per tutti i giovani, la formazione universitaria continua e ricorrente (long life learning) che permette di aggiornare professionalmente coloro che sono già inseriti nel mondo del lavoro, obiettivo prioritario dell'attività dell'Unesco, ufficialmente riconosciuto da centottanta Stati, l'efficace spendibilità degli studi universitari in un mercato del lavoro tanto avaro di possibilità tradizionali e l'attività di ricerca allo scopo di produrre innovazione tecnologica, oggi unica strada esistente per mantenere e diffondere il benessere economico, culturale e sociale del Paese. È difficile trovare la giusta proporzione tra ricerca di base e ricerca applicata, l'una e l'altra necessarie.

Bisogna comunque tener conto dei limiti che sono parte complementare di questi obiettivi e che sono i punti dolenti del sistema universitario italiano. In Italia infatti, molti giovani iscritti all'Università non riescono a conseguire un titolo universitario (drop-out), e quelli che ci riescono impiegano troppo tempo.

La Conferenza dei Rettori ha individuato le risposte ai problemi e agli attuali limiti nell'autonomia, nella flessibilità, nella disponibilità di nuove risorse e nella dimensione europea.

Le autonomie statutaria, regolamentare e finanziaria sono ormai definitivamente affermate, mentre quella didattica non è stata ancora realizzata, anche che se garantita dal Ministro Zecchino. Con essa scatterà naturalmente la competizione tra gli atenei, e da un sistema competitivo crescerà inevitabilmente il livello dei servizi offerti alla didattica e alla ricerca.

La flessibilità, invece, significa modificare con continuità le proprie scelte in corrispondenza alle valutazioni della qualità dei propri risultati e diversificare, sia i curricula dei vari corsi, sia le offerte formative delle Università: ed ecco i Diplomi Universitari (lauree brevi), i master, gli altri corsi di perfezionamento post-laurea e le esperienze di formazione universitaria integrata con la formazione on the job, che sono i punti di forte sviluppo e di innovazione del sistema didattico.

Questo sforzo epocale richiede una maggiore disponibilità di risorse finanziarie rispetto a quelle attuali. Le risorse statali globali disponibili sono rimaste costanti negli ultimi anni, la legge ha addirittura imposto limitazioni all'utilizzazione di tali risorse, pertanto è ormai indifferibile un intervento speciale ed urgente per investimenti funzionali ed infrastrutturali.

Negli ultimi trent'anni il rapporto studenti/docenti nell'università italiana è andato sempre crescendo: da 15 studenti per ogni docente nel 1970 ai 34 studenti per ogni docente del 1977 (a fronte degli attuali 13 dell'Inghilterra, 15 della Germania e 20 della Francia). L'investimento dello Stato per ogni studente è in Italia metà che in Francia e Inghilterra e un terzo che in Germania. Nonostante questi dati in Italia ci sono, a parità di costo, più laureati che in questi Paesi: infatti, un laureato inglese costa il 20% in più, uno francese il 35% , uno tedesco il 110%.

L'Università è la più antica delle istituzioni europee e tutti gli sforzi della Conferenza dei Rettori sono diretti a mantenere a ad accrescere la dimensione europea degli Atenei.