Mozione sul riequilibrio
approvata all'unanimità dalla Conferenza dei Rettori
Roma, 16 ottobre 1998
L'Assemblea Generale della Conferenza dei Rettori, pur ribadendo la necessità di un'azione di riequilibrio che riduca le macroscopiche differenze di trattamento delle diverse Università, non può non sottolineare con forza che l'intero sistema e ciascuna delle sue componenti sono largamente sottofinanziate rispetto a tutti gli standard europei. Pertanto, il riequilibrio deve attuarsi reperendo risorse aggiuntive, cosa che si ritiene possibile anche nell'attuale situazione considerando nel complesso l'intero sistema formativo italiano. Si prende invece atto che non solo non vengono messe a disposizione nuove risorse, ma addirittura si riducono le risorse disponibili per la mancanza di un reale stanziamento che recuperi gli aumenti retributivi e la decurtazione apportata per la destinazione, sullo stanziamento attuale, di risorse per le nuove università.
Ciò premesso, il decorso triennio, proprio per non aver adeguatamente finanziato lo sviluppo del sistema, ha visto una scarsa incisività del processo di riequilibrio sulla distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario tra le sedi. Infatti, pur avendo mobilitato un ammontare di risorse di tutto rispetto, la ridistribuzione dopo oltre un anno di quanto trattenuto sul fondo di finanziamento ha finito per produrre un effetto modesto rispetto al grave disagio patito da tutte le Università, comprese quelle beneficiate dal processo, a causa del ritardato accredito della quota di riequilibrio. Ciò per due motivi: la ridistribuzione tra tutte le sedi di quanto destinato al riequilibrio, con un ovvio rallentamento del processo, e l'impiego di un modello di valutazione dei costi di tipo statistico, che per la sua stessa natura non poteva che essere descrittivo dell'esistente, e quindi finiva per legittimare gli squilibri macroscopici con modeste limature sulle oscillazioni. Occorre anche rilevare che, essendo il riequilibrio da intendersi come un processo integrale nel tempo per lo meno per quanto riguarda il recupero di funzionalità strutturali rese carenti dallo squilibrio, il recupero del sottofinanziamento storico di alcune sedi non si otterrebbe neppure al raggiungimento della condizione di equa ripartizione del FFO in un certo anno, comunque lontanissimo.
Per tutti i motivi prima esposti, sembra indilazionabile una revisione delle norme di legge sul riequilibrio, e della loro attuale interpretazione in ordine alla progressione temporale dell'aliquota di FFO destinata al riequilibrio stesso, progressione che oggi appare immotivata per la scarsa incisività dei risultati raggiungibili e per la non ancora ottenuta definizione di un modello dei costi soddisfacente in relazione all'articolazione del nostro sistema universitario.
L'Assemblea ribadisce quindi con forza la necessità indifferibile di attribuire alle sedi maggiormente svantaggiate risorse nuove, da ripartire esclusivamente tra tali sedi fino a condurle nella fascia delle altre. Solo a valle di una procedura che porti anche gli Atenei sottofinanziati in tale fascia, sarà possibile destinare parte del FFO agli incentivi in base a parametri di qualità.
In attuale vigenza di legge e richiedendo prioritariamente un forte intervento in sede di assestamento '98, per assicurare un beneficio a dette università senza porre problemi di sopravvivenza alle altre (in presenza di spese non comprimibili che coprono quasi solamente l'FFO) si propone da una parte di attestare l'incremento '98 ad un valore pari al 7.5% e dall'altra di prevedere che, all'interno della cifra globale, una quota pari a 100 miliardi venga utilizzata per gli Atenei più sottofinanziati e l'altra ripartita in base ad una formula di riequilibrio che possa essere validata e di cui siano resi noti i dati necessari per i calcoli.
L'Assemblea ritiene altresì indispensabile portare a conto la situazione peculiare delle Università con Policlinici a gestione diretta scorporando dal FFO soggetto a riequilibrio la voce delle spese stipendiali per il personale specifico dei soli Policlinici a gestione diretta e, come negli anni scorsi, di escludere dal riequilibrio generale le Università di Trento, Napoli II, gli Atenei istituiti nel 1998 e le scuole superiori (che mantengono una loro peculiare procedura di riequilibrio) indicando inoltre la propria contrarietà all'utilizzo di parte del fondo di riequilibrio per premi incentivanti, almeno nell'attuale situazione.
L'Assemblea auspica infine che la distribuzione dei percorsi formativi in aree omogenee e la valutazione dei costi standard siano comunque soggetti a verifica e ad eventuale revisione in base ai risultati della prima tornata di ripartizione ed ai contributi che emergeranno dal lavoro svolto in ambito CRUI, ribadendo la propria intenzione di sviluppare un proprio modello di previsione dei costi sulla base delle esigenze oggettive delle diverse aree, e la piena disponibilità a partecipare i propri risultati al Ministro per un opportuno confronto con il lavoro dell'Osservatorio.
Infine, l'Assemblea ritiene non più differibile che il MURST comunichi le somme erogate a qualunque titolo ai diversi Atenei.