PARERE SUL RIEQUILIBRIO 1997
APPROVATO DALL'ASSEMBLEA DEL 16 DICEMBRE 1997
La Conferenza dei Rettori, a seguito della lettera del Sottosegretario Prof. Guerzoni in data 2/12/97 sulla quota di riequilibrio 1997, esprime il seguente parere sulla proposta di riparto avanzata dall'Osservatorio.
Innanzitutto richiama il parere allegato, già espresso in sede preventiva, ribadendo ancora una volta: (a) la necessità di utilizzare per il riequilibrio risorse addizionali; (b) l'opportunità di una pianificazione pluriennale del processo di riequilibrio; (c) la necessità di approntare un nuovo modello per la valutazione dei costi standard in base ai costi effettivi delle diverse aree disciplinari.
Condivide, comunque, la posizione dell'Osservatorio e ritiene ragionevole che il riparto della quota di riequilibrio 1997 utilizzi - auspicabilmente per l'ultima volta - il modello statistico già utilizzato negli anni 1995 e 1996. Naturalmente i dati devono essere aggiornati all'anno accademico 1996/97 e, inoltre, si riterrebbe opportuno abbattere ulteriormente la quota legata alla variabile dummy-nord, ad esempio portando tale variabile al valore 0,2 (dall'attuale 0,33). Come negli anni precedenti, dovrebbe essere confermata l'esclusione di alcuni atenei in situazione particolare (Napoli II, Roma III, Trento) dal processo di riequilibrio, assegnando loro la quota storica di spettanza sull'intero fondo di finanziamento ordinario. Coerentemente con quanto già riconosciuto dall'Osservatorio, devono infine essere utilizzati nella formula di riequilibrio dati numerici che tengano conto dei maggiori costi del personale che sono sopportati dalle università con policlinici a gestione diretta.
Per quanto riguarda la percentuale sul fondo di finanziamento ordinario da destinare alla quota di riequilibrio, in relazione alle proposte che saranno di seguito avanzate sulla ripartizione del fondo aggiuntivo di 70 miliardi, si propone di abbassare dal 7% al 5% la percentuale sul fondo di finanziamento ordinario 1997 da destinare alla quota di riequilibrio. Questa proposta tiene anche conto della presenza di un impegno su tale fondo per le spese obbligatorie per il personale di ruolo che si attesta a quote superiori al 90%.
Per quanto riguarda il riparto del fondo aggiuntivo di 70 miliardi, si esprime intanto apprezzamento per tale stanziamento e per il tentativo di sperimentare un modello basato su premi incentivanti correlati ad obiettivi predeterminati, descritti da opportuni indicatori quantitativi.
Tale modello, però, ha senso solo se gli obiettivi ed i corrispondenti indicatori quantitativi sono effettivamente predeterminati, e cioè noti agli atenei con congruo anticipo rispetto alle scelte politiche ed operative da effettuare per raggiungere gli obiettivi assegnati e rispetto al periodo per il quale vengono calcolati gli indicatori. Non innescano invece comportamenti virtuosi e non hanno effetto incentivante i premi assegnati in base ad obiettivi ed indicatori determinati ex post.
Ciò nonostante la Conferenza è favorevole ad una prima limitata sperimentazione di un modello premiale, riservandosi di contribuire a costruire per gli anni successivi un sistema più coerente con la predeterminazione degli obiettivi e degli indicatori e, soprattutto, con la necessità di garantire che l'applicazione di modelli premiali interamente quantitativi non finisca con l'incentivare negli atenei l'abbassamento del livello qualitativo degli studi universitari.
La Conferenza desidera inoltre ricordare di avere sempre espresso negli anni scorsi l'avviso che, in presenza di fondi aggiuntivi, si dovesse procedere ad un'accelerazione del processo di riequilibrio (ben diverso da un sistema, pur interessante, di premi incentivanti).
Per tali motivi la Conferenza ritiene opportuno suggerire - ferma restando l'ipotesi di fissare al 5% la quota di riequilibrio - la seguente procedura di riparto del fondo aggiuntivo di 70 miliardi: (1) si detragga da tale fondo la quota spettante, in base alle percentuali storiche, agli atenei esclusi dalle procedure di riequilibrio; (2) si destini una quota di 40 miliardi all'accelerazione del processo di riequilibrio ripartendolasolamente tra gli atenei che risultano sottofinanziati dall'applicazione del modello statistico vigente di riequilibrio, in proporzione alla distanza in percentuale dalla situazione di equilibrio; (3) si destini la parte restante del fondo aggiuntivo ad una sperimentazione del modello di premi incentivanti proposto dall'Osservatorio, suddividendola in due parti eguali rispetto all'indicatore per la didattica ed all'indicatore per la ricerca.
Riguardo alle modalità tecniche di calcolo dei due indicatori, si potrebbe confermare - a puro titolo sperimentale - la proposta di indicatore per la didattica (fondato sulla percentuale sul numero totale di laureati dei laureati ponderati in base al rispetto dei tempi di laurea), pur osservando che viene a mancare il contributo dei diplomi universitari, che hanno rappresentato un forte impegno degli atenei negli anni scorsi, e anche quello delle nuove lauree che non hanno ancora raggiunto il loro completamento. È invece necessario (per non penalizzare o favorire gli atenei che non hanno uno spettro completo di facoltà e corsi di laurea) che si calcolino indicatori di ateneo e nazionali differenti per grandi aree disciplinari, raggruppando opportunamente i corsi di laurea di facoltà affini. Le aree disciplinari potrebbero essere le cinque seguenti:
L'intero fondo disponibile andrebbe quindi diviso in cinque parti, in proporzione ai laureati totali di ciascuna area disciplinare su base nazionale, e ad ognuna delle cinque parti si applicherebbe la procedura proposta dall'Osservatorio. Ogni ateneo riceverebbe la somma dei premi conseguiti in ognuna delle aree disciplinari.
Non del tutto condivisibile appare l'indicatore prescelto per la ricerca, soprattutto per l'ancoraggio ad un anno "casuale" come il 1996, per la sua significatività relativamente bassa e per la difficoltà di definizione e calcolo del "fondo di ateneo per la ricerca". Sempre a puro titolo sperimentale, si suggerisce comunque di utilizzarlo sostituendo però il fondo di ateneo per la ricerca 1996 con la media di tale fondo nel triennio 1995-1996-1997 (conti consuntivi).
Riguardo alla definizione del fondo di ateneo per la ricerca, si suggerisce di esplicitare le condizioni fondamentali per individuarlo tra cui, a parere della Conferenza, vi è la seguente: deve trattarsi di fondi autonomamente destinati sul bilancio universitario a ricerche autonomamente programmate e condotte da ricercatori o gruppi di ricerca interni all'ateneo, o assegnati ai dipartimenti per i piani di ricerca dipartimentali, oppure destinati al finanziamento di acquisti di attrezzature scientifiche specifiche per la ricerca, con esclusione di qualunque fondo proveniente da enti esterni per il finanziamento specifico della ricerca. Il fondo di ateneo per la ricerca può anche essere incrementato, in base a norme regolamentari interne, di quote percentuali fisse prelevate dai contratti con enti esterni.